mercoledì 20 giugno 2012

Default: significati diversi (riunione familiare in vista?)

La parola 'default' non mi è mai piaciuta e mi piace sempre di meno.


Da diversi mesi la troviamo ovunque: significa 'fallimento dello Stato'. Quelli che se ne intendono, descrivono le conseguenze del fallimento in termini ben poco rassicuranti. Tuttavia, non è per i foschi scenari che promette che 'default' non mi piace. Il fatto è che con questo significato, 'default' non ha mai fatto parte, in precedenza, del mio vocabolario. Dunque, quando ha cominciato ad apparire come il prezzemolo nei giornali e persino nelle conversazioni al mercato, io mi sono trovato spiazzato.

Ero infatti rimasto al significato che 'default' aveva assunto nel linguaggio informatico italiano. Significa(va) 'valore predefinito', cioè, per esempio, il carattere preimpostato in word (es. il carattere di default è il times). Con tale significato appare nello Zingarelli 1995: "Condizione operativa che un dispositivo o un programma sceglie in assenza di specifiche istruzioni da parte dell'utente".

Se si risale all'etimo si scopre una cosa singolare. 'Default' è termine inglese, ma deriva dal latino parlato 'defallire' che a sua volta deriva da 'fallere' che, tra i suoi significati, conta: ingannare, venir meno a, violare, sfuggire a, evitare, star nascosto. Alcuni di questi significati sono passati, attraverso la mediazione del francese antico e qualche adattamento semantico, all'inglese moderno, tra i quali significati figura 'assenza'.

Dunque, il 'default' informatico significherebbe in origine 'assenza di specifiche istruzioni da parte dell'utente' e non la 'condizione operativa' automatica in assenza delle istruzioni. In altri termini, il nome della circostanza (l'assenza di istruzioni) viene trasferito alla conseguenza (il funzionamento del valore predefinito).

Ricordo che, nella metà degli anni Ottanta, c'era chi traduceva 'default' con 'per difetto'. La traduzione non spiegava niente, il traduttore traduceva alla lettera senza interrogarsi sul significato che 'default' aveva assunto nel linguaggio speciale dell'informatica. Sarà bastato al traduttore sapere che 'per difetto', con il significato di 'assenza di una circostanza' è espressione italiana antica (risale a Dante: "E se furon dinanzi al cristianesimo / non adorar debitamente a Dio: / e di questi cotai son io medesmo. / Per tai difetti, non per altro rio, / semo perduti", Inf. 4-40).

Ma questo modo di tradurre produceva un corto circuito, soprattutto per i neofiti del computer, quale io ero a quell'epoca. Insomma: mi si spiegava una cosa (valore predefinito) con un termine (per difetto) che non corrispondeva. Mi chiedevo come fosse possibile che un valore predefinito fosse difettoso. Difetti della traduzione.

Poi, secondo un'evoluzione normale delle questioni lessicali, sono successe due cose: che la traduzione 'per difetto' è scomparsa (a quanto mi risulta) e che 'default' si è istituzionalizzato con il nuovo significato di 'valore predefinito'.

Con tale significato ho campato bellamente fino all'estate scorsa quando, come tutti, mi sono ritrovato questa parola applicata alla crisi dei debiti sovrani e alle sue possibili conseguenze. Non ci voleva molto per capire che non significava 'valore predefinito'. Né ci ho messo molto a capire con quale significato venisse ora utilizzata.

Frustrato dalla fatica che avevo fatto a decifrare 'per difetto', sono andato a controllare: 'default' ha in inglese, sempre attraverso la mediazione del francese antico, anche il significato giusto per il contesto finanziario. Significa anche, infatti, 'non pagare', 'evitare di pagare', 'mancato pagamento' (failure to pay, secondo l'Oxford Dictionary).

Riepilogando: il 'default' informatico non ha nulla a che vedere con il 'default' finanziario. Ma potrebbe averci a che fare, non fra molto, e spero di no. Infatti, se facciamo default, poi quel default diventa un 'valore predefinito', ma un valore bassino, bassino al punto che potremmo anche sparire dal mondo evoluto, sicché il mondo evoluto potrà accorgersi della nostra assenza (stavolta diversa dall'assenza di istruzioni specifiche, e casomai dovuta all'assenza di istruzioni sensate).

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