domenica 3 marzo 2013

Noi contro voi. Noi tutti, pare ancora brutto

FARE per Fermare il declino ha straperso le elezioni. Meno di 400.000 voti. Nessun eletto. Un po' di maretta interna, malamente riportata sulla stampa, ma, almeno per conto mio, non un grammo di motivazione in meno.

Del resto, l'esito del voto ripropone con ancor maggiore drammaticità tutto quello che esisteva prima. Con una differenza enorme: che per la prima volta circa quindici milioni di italiani hanno votato diversamente da come avevano votato prima, cioè hanno finalmente cominciato a mettere in discussione l'assetto del sistema politico. Se non ne ha ancora beneficiato l'assetto, ne ha beneficiato il partito che lo ha messo in discussione con più forza: il Movimento 5 Stelle, che è diventato il primo partito.

Un partito della società civile ha messo in ginocchio i partiti tradizionali, sordi alla società civile, che continuano a interpretare con i loro schemi, i loro interessi, le loro bolse ideologie che si traducono in promesse irragionevoli vociferate da leader bolliti nel loro stesso brodo e sostenute da un elettorato ancora sensibile al culto della contrapposione.

Noi di FARE avremmo voluto contribuire molto di più alla forza della società civile. Stiamo ragionando sul perché del nostro fallimento. My 2 cents.

1. Io penso che i temi prevalentemente economici del decalogo di FARE abbiano messo in secondo piano il sottotitolo del partito, che dice che del declino "la crisi economica è solo un'aggravante". Agli occhi quanto meno degli elettori, è apparso poco evidente che FARE oppone una cultura politica inclusiva alla cultura politica esclusiva degli altri partiti. In altri termini, FARE intende unire e anzi valorizzare le diversità per realizzare il bene comune.

2. Il dibattito elettorale ha puntato sui temi economici e, data appunto la tendenza alla contrapposizione e alla balla, le ricette di FARE sono stati additate come la causa del declino (balla: quali e quanti sono stati i provvedimenti liberali negli ultimi cinquanta anni?) e come l'opposto di quelle utili. Poco chiaro è dunque apparso che le ricette di FARE hanno lo scopo di fermare il declino, cioè hanno lo scopo di mettere chi soffre la crisi nelle condizioni di soffrirla di meno e di rilanciarsi: imprese e disoccupati in primo luogo, in secondo giovani, donne, precari.

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