lunedì 8 ottobre 2012

La scuola non insegna economia e diritto

Il dibattito politico è oggi incentrato soprattutto sui temi economici e giuridici (es. le riforme istituzionali). Due materie che la scuola secondaria superiore non insegna sistematicamente in tutti i corsi.

Il primo risultato è che a dibattere con cognizione di causa sono abilitati solo coloro che hanno studiato queste materie all'università. Il che non impedisce nemmeno a costoro di dire sciocchezze, e non impedisce a chi non ha fatto quegli studi di dire cose sensate, e schiocchezze.

Il secondo risultato è che coloro che non hanno studiato quelle materie si sentono un po' ai margini del dibattito politico e che fanno una gran fatica a porre i loro argomenti. Infatti, non è che la vita di una comunità sia fatta solo di economia e leggi. Che un medico o un architetto o un chimico non abbia una visione del mondo confrontabile con quella di un economista o di un giurista?

Sembra quasi che la scuola italiana abbia in testa un modello educativo che tenga il cittadino lontano dalla cosa pubblica: il bravo professionista stia in sala macchine, che sulla tolda di comando ci sono i supertecnici, i tecnocrati, che posseggono le competenze per dirigere la barca.

Non solo. Sembra quasi che la scuola italiana sia poco interessata a fornire al cittadino quel minimo di conoscenze che gli permettano di avere una cognizione di quali siano le regole del gioco. Non so se esiste ancora l'ora di Educazione civica. Quando studiavo c'era, ma non si faceva. Come che sia ora, quanti cittadini saprebbero rispondere a domandine elementari, del tipo "Che differenza c'è tra Camera e Senato?".

Di riforma della scuola si parla continuamente. Il tema è molto coinvolgente. Tutti pensano di avere voce in capitolo: gli insegnanti, i patrioti, i progressisti, i conservatori, i cattolici e quelli che in mancanza di un termine migliore si lasciano chiamare e si chiamano da se stessi laici. Ognuna di queste categorie ha in mente il suo modello educativo e il suo modello organizzativo dell'istituzione scolastica. Vabbè.


Forse bisognerebbe cominciare a farsi domande semplici: che cosa serve al cittadino per agire nella società, per farcela da solo nel mondo del lavoro?

Sono laureato in Letteratura italiana. Ecco: cominciamo a dimezzare quelle ore, magari a vantaggio delle ore di italiano, lingua che gli italiani conoscono poco e sanno utilizzare maluccio.

1 commento:

  1. Volevo informarla che l'insegnamento dell'educazione civica non esiste più, poiché è stato sostituito da "Cittadinanza e costituzione", come previsto dalla legge n. 169 del 30.10.2008.

    Molti studenti e molti adulti sono ignoranti, ne convengo. Dimezzare le ore di italiano mi sembra però una simpatica (?) provocazione. Perché non dimezzare anche quelle di matematica? Oggettivamente: quante volte è mai capitato ai più di usare il cubo del binomio nella vita quotidiana?

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