venerdì 16 dicembre 2011

Del pareggio di bilancio, ovvero del nulla, o d'altro


Si presta a qualche considerazione linguistica il Disegno di legge costituzionale Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale (il link rimanda al Dossier predisposto dai tecnici del Senato, che contiene anche un commento molto utile) .

Infatti, nel titolo figura il termine "pareggio", mentre nell'articolato no. L'art. 1 propone la modifica dell'art. 81 della Costituzione, con il testo seguente:

"Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico".

L'art. 2 propone di premettere al primo comma dell'art. 97 della Costituzione il testo seguente:

"Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico".

Dunque, "pareggio" nel titolo e "equilibrio" negli articoli.

"pareggio" è un tecnicismo che significa "posizione contabile di uguaglianza tra entrate e uscite" (non essendo un tecnico, uso con fiducia la definizione utilizzata nel Dossier del Senato, a p. 16).

La qualità particolare dei tecnicismi è di non avere sinonimi, cioè di definire univocamente un concetto. Non esiste, per fare un esempio facile, un sinonimo di "ossigeno". Di conseguenza, il tecnicismo deve essere ripetuto. Qualsiasi tentativo di sostituirlo con un sinonimo abbassa il livello di precisione e di tecnicità (e anche di accettabilità, se il lettore ha le competenze per intendere il tecnicismo).

"Equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio" non è un tecnicismo, almeno stando alla definizione che ne danno i tecnici del Senato (p. 16):

"il concetto di “equilibrio” utilizzato dal testo normativo appare caratterizzato da una connotazione di carattere dinamico, connessa alla sostenibilità nel tempo del saldo considerato appunto di “equilibrio”."

Questa definizione non regge, perché non è lecito definire un termine utilizzandolo nella definizione (tautologia). Il concetto di equilibrio resta quindi indeterminato. L'indeterminatezza è uno degli aspetti che può assumere l'incoerenza. L'incoerenza distrugge il testo, non ne permette la comprensione univoca, cioè ne permette interpretazioni diverse (e a volte non ne permette).

Dunque, "equilibrio" non è un tecnicismo, anzi non è nulla, stando alla definizione dei tecnici del Senato.

È però possibile che io, non essendo un tecnico, abbia compreso male la definizione di "equilibrio". Se così fosse, "equilibrio" può essere: a) un altro tecnicismo; b) un termine comune. In entrambi i casi, la relazione con "pareggio" sarebbe impropria, indeterminata.

Faccio dunque rilevare che:
a) il tecnicismo del titolo non trova alcuna rispondenza negli articoli, e di conseguenza rende il titolo fuorviante, perché tematizza un argomento che negli articoli non si trova;
b) il termine 'equilibrio' che – non so bene come dire – sostituisce di fatto il tecnicismo e diviene l'argomento degli articoli, è definito in modo tautologico, e dunque non ha alcun valore, tranne quello spero non voluto di esigere che il lettore glielo dia; oppure: 
c)  il termine 'equilibrio' è un tecnicismo e dunque tematizza un argomento preciso ma diverso da quello del titolo.

In sintesi estrema: questo disegno di legge tematizza il pareggio di bilancio e parla di nulla o parla d'altro. Niente di strano, peraltro. Le leggi sono quasi tutte così, per lo meno quelle che ho esaminato personalmente e che altri linguisti e italianisti hanno esaminato.

PS. Varrà certamente la pena al lettore di approfondire la tecnicità di questo argomento. Suggerisco l'articolo di Nicola Rossi La finanza pubblica "all'italiana"entra in Costituzione e il contributo di Natale D'Amico Oplà: il pareggio di bilancio non c'è più.