Si presta a qualche considerazione linguistica il Disegno di legge costituzionale Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale (il link rimanda al Dossier predisposto dai tecnici del Senato, che contiene anche un commento molto utile) .
Infatti, nel titolo figura il termine "pareggio",
mentre nell'articolato no. L'art. 1 propone la modifica dell'art. 81 della
Costituzione, con il testo seguente:
"Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le
spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi
favorevoli del ciclo economico".
L'art. 2 propone di premettere al primo comma dell'art. 97
della Costituzione il testo seguente:
"Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con
l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la
sostenibilità del debito pubblico".
Dunque, "pareggio" nel titolo e
"equilibrio" negli articoli.
"pareggio"
è un tecnicismo che significa "posizione contabile di uguaglianza tra entrate
e uscite" (non essendo un tecnico, uso con fiducia la definizione
utilizzata nel Dossier del Senato, a p. 16).
La
qualità particolare dei tecnicismi è di non avere sinonimi, cioè di definire univocamente
un concetto. Non esiste, per fare un esempio facile, un sinonimo di
"ossigeno". Di conseguenza, il tecnicismo deve essere ripetuto. Qualsiasi
tentativo di sostituirlo con un sinonimo abbassa il livello di precisione e di
tecnicità (e anche di accettabilità, se il lettore ha le competenze per
intendere il tecnicismo).
"Equilibrio
tra le entrate e le spese del bilancio" non è un tecnicismo, almeno stando
alla definizione che ne danno i tecnici del Senato (p. 16):
"il
concetto di “equilibrio” utilizzato dal testo normativo appare caratterizzato
da una connotazione di carattere dinamico, connessa alla sostenibilità nel
tempo del saldo considerato appunto di “equilibrio”."
Questa definizione non regge, perché non è lecito definire
un termine utilizzandolo nella definizione (tautologia). Il concetto di
equilibrio resta quindi indeterminato. L'indeterminatezza è uno degli aspetti
che può assumere l'incoerenza. L'incoerenza distrugge il testo, non ne permette
la comprensione univoca, cioè ne permette interpretazioni diverse (e a volte
non ne permette).
Dunque, "equilibrio" non è un tecnicismo, anzi non
è nulla, stando alla definizione dei tecnici del Senato.
È però possibile che io, non essendo un tecnico, abbia compreso male la definizione di "equilibrio". Se così fosse, "equilibrio" può essere: a) un altro tecnicismo; b) un termine comune. In entrambi i casi, la relazione con "pareggio" sarebbe impropria, indeterminata.
Faccio dunque rilevare che:
a) il tecnicismo del titolo non trova alcuna rispondenza negli articoli, e di
conseguenza rende il titolo fuorviante, perché tematizza un argomento che negli
articoli non si trova;
b) il
termine 'equilibrio' che – non so bene come dire – sostituisce di fatto il
tecnicismo e diviene l'argomento degli articoli, è definito in modo
tautologico, e dunque non ha alcun valore, tranne quello spero non voluto di
esigere che il lettore glielo dia; oppure:
c) il termine 'equilibrio' è un tecnicismo e dunque
tematizza un argomento preciso ma diverso da quello del titolo.
In sintesi estrema: questo disegno di legge tematizza il
pareggio di bilancio e parla di nulla o parla d'altro. Niente di strano, peraltro. Le leggi
sono quasi tutte così, per lo meno quelle che ho esaminato personalmente e che
altri linguisti e italianisti hanno esaminato.
PS. Varrà certamente la pena al lettore di approfondire la
tecnicità di questo argomento. Suggerisco l'articolo di Nicola Rossi La finanza pubblica "all'italiana"entra in Costituzione e il contributo di Natale D'Amico Oplà: il pareggio di bilancio non c'è più.