giovedì 24 ottobre 2013

Trenitalia prevede e prevede

"Non sono previste fermate intermedie". Con questa espressione, i burocratici annunci di Trenitalia ci informano che il treno che parte da A arriva a B direttamente, senza fermarsi lungo la tratta. Quando Trenitalia dice "previste" intende dunque 'stabilite', 'prestabilite', cioè utilizza il verbo secondo l'accezione del linguaggio normativo ("la normativa prevede" = la normativa stabilisce).


Recentemente, Trenitalia ha preso a utilizzare il verbo 'prevedere' in un altro annuncio: "Il treno arriverà con un ritardo previsto di 10 minuti" (naturalmente, i minuti possono essere anche di più, molti di più). In questo secondo annuncio, "previsto" assume il significato comune di 'fare una previsione', 'stimare' (es. 'previsioni del tempo'). Del resto, il ritardo, proprio in quanto ritardo, non può certo essere 'prestabilito', e infatti "ritardo previsto" significa che è stimato, e in quel momento.

Il ritardo a volte, non rarissime, aumenta, ma il messaggio non muta, tranne che sul minutaggio: "ritardo previsto di 20 minuti". Però, a questo punto, non regge più il "previsto", perché non rende conto della dinamica temporale e, se un viaggiatore si fosse perso il messaggio precedente, quello in cui il ritardo previsto era di 10 minuti, non capirebbe che il ritardo è in aumento. Per rendere conto ai viaggiatori dell'evoluzione della situazione del treno, bisognerebbe dire che "il treno viaggia con un ritardo che ora prevediamo essere salito a 20 minuti".

Ma c'è di peggio. Infatti, a volte, nel medesimo annuncio si parla del ritardo e delle fermate intermedie: "Il treno proveniente da A e diretto a B arriverà con un ritardo previsto di 10 minuti. Non sono previste fermate intermedie".
L'uso di due significati diversi dello stesso termine nello stesso contesto e addirittura nella stessa frase è un fenomeno nemico della chiarezza. Che si tratti di una svista o di una scelta, il risultato è lo stesso: il viaggiatore riceve l'impressione che Trenitalia voglia normalizzare il ritardo e accreditare la qualità del sistema di controllo relativo. Del resto, anche l'immancabile refrain di scuse sembra far finta che il ritardo non sia che un dettaglio, per il viaggiatore: "Ci scusiamo per il disagio".

Lascio al lettore di immaginare che cosa potrebbe dire Trenitalia nel caso in cui il treno sia in ritardo per una sosta non prevista in una stazione intermedia (a causa, che so, di un guasto).

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