I vecchi vizi dell'approccio degli italiani alla vita sociale tornano dopo 15 mesi di crisi e poche settimane di campagna elettorale.
A giudicare dai sondaggi...
A giudicare dai sondaggi, si nota da qualche settimana un
fenomeno che non saprei dire se sia più triste o prevedibile: che la sfiducia
che gli italiani hanno nutrito negli ultimi quindici mesi per tutta la classe
politica sembra convertirsi nuovamente in fiducia.
Infatti:
- risale il Pdl-Lega, trascinato da un Berlusconi strepitoso, quanto a capacità comunicativa, tanto strepitoso da riuscire a far dimenticare di essere il principale responsabile del disastro;
- il PD tiene botta, nonostante la vicenda Monte Paschi e, più in generale, sia corresponsabile del disastro (se può consolare, forse una tacca o due meno responsabile del PDL);
- pesca a due cifre il nuovissimo partito di un Monti trasfigurato (nella maschera del Democristiano Risvegliato), supportato dai vecchi arnesi Casini e Fini e da un Montezemolo in disaccordo con se stesso (ma guarda un po’ con chi va a far patti un movimento sé dicente liberale!);
- recede, e di brutto, Grillo, che stava oltre il 20% ed è poco sopra il 10;
- diminuiscono gli indecisi e gli indignati che non voteranno.
Quanto agli altri partiti, talvolta i sondaggi non li
nominano nemmeno, facendo passare il messaggio che non ci siano o che non siano
rilevanti, e dunque facendo, quanto inconsapevolmente non saprei, il gioco dei
partiti nominati.
Alla voce ‘altri partiti’, figura anche FARE per Fermare il
declino, che in alcuni sondaggi è invece esplicitamente indicato. In tali
sondaggi, FARE compare con percentuali molto lontane tra loro, cioè separate da
una varianza che supera di molto il 3% che è il margine di errore che gli
istituti di ricerca dichiarano normale per un sondaggio (infatti, un sondaggio
è un sondaggio).
Superare di così tanto il margine fisiologico indica che gli
istituti non condividono più metodologie di ricerca efficaci. Non è un bel
segnale per il settore, che ci sta scapitando in credibilità. Non è detto però
che tutti gli elettori se ne accorgano, e dunque non è detto che ritirino la
fiducia non dico a questo o a quel sondaggio, ma proprio al sondaggio come
strumento di analisi, sia pure statistica, della realtà. In altri termini, la
vecchia battutaccia di Benjamin Disraeli torna ad apparire oscuramente valida:
esistono tre tipi di bugia: le bugie, le dannate bugie e le statistiche.
Il culto della
contrapposizione
Come che la vada per gli ‘altri partiti’, i grandi partiti,
committenti di molte ricerche, possono trarre un gran respirone di sollievo:
gli italiani li voteranno, forse non così in massa, certamente con poco
entusiasmo, ma il cosiddetto voto di protesta, il non voto e il voto ad ‘altri
partiti’ sono tornati entro dimensioni per loro accettabili. La loro campagna
elettorale, giocata sulla coltivazione del pollaio e sugli accordi nel
backstage dei dibattiti televisivi, ha avuto successo. Bravi. Bisogna
riconoscerglielo. Infatti, il giochino poteva anche non riuscire.Bravi loro, e poveri noi. Poveri noi non solo perché avremo un Ber o un altro vecchio arnese come premier. Poveri noi soprattutto a proposito della mentalità in base alla quale la maggioranza degli italiani sta manifestando il suo approccio alle prossime elezioni.
A dir la verità, a me pare che sia la solita vecchia storia, sempre la stessa mentalità, che è quella che ci ha messo nei guai: la mentalità per la quale la colpa è dell'altro. Per cui anche il leader più bollito (ma è difficile dire quale lo sia di più) può dire: datemi una maggioranza solida, e vedrete se questa volta non saremo capaci di. I sondaggi dicono appunto che gli italiani gli credono.
Il tema che la seduzione passa per le parole, e che a saperle usare le parole riescono a nascondere i fatti o a presentarli diversamente, ebbene questo tema c’è. E bisogna riconoscere ai vari leader indubbie capacità oratorie se sono riusciti a far credere ai loro fanssss di poter essere la soluzione, mentre sono il problema.
Ma c’è soprattutto un secondo tema, su cui il primo ratto s’apprende: che noi italiani continuiamo a non vedere che il nocciolo della questione è la cultura o meglio il culto della contrapposizione, per cui è sempre meglio fidarsi del mio povero partito che lasciare l’Italia nelle mani degli altri, i quali altri non sono semplicemente avversari che hanno idee diverse e sbagliate, non sono cioè cittadini da convincere che la ragione ce l’abbiamo noi. No. Gli altri non sono come noi, non fanno parte della comunità, non sono riconosciuti come consociati.
Come diceva Giorgio Caproni: Non chieder più. / Nulla per te qui resta, / Non sei della tribù, / Hai sbagliato foresta.
Questo atteggiamento non si riscontra tanto nella scelta
degli argomenti, anzi. La perfidia ha armi più sottili, si annida nel modo di
relazionarsi nel dibattito, si incarna in espressioni ad effetto. Faccio un esempio solo. Paolo Barnard, discutendo in tv con
Michele Boldrin,
parla di Pianeta Boldrin, e fa passare il messaggio che le idee del suo
interlocutore siano errate non in quanto errate ma in quanto il suo
interlocutore appartiene a un universo altro, scollegato dalla nostra realtà. I
fanssssssssss di Barnard si sentono rassicurati: non sarebbero in grado di
discutere con Boldrin sul merito economico, ma hanno una risposta a monte, che
rende inutile la discussione del merito economico: Boldrin è un pazzo, un
alieno.
Intermezzo musicale
Peter
Gabriel, Not one of us.
It's only
water
In a stranger's tear
Looks are deceptive
But distinctions are clear
A foreign body
And a foreign mind
Never welcome
In the land of the blind
You may look like we do
Talk like we do
But you know how it is
You're not one of us
Not one of us
No you're not one of us
Not one of us
Not one of us
No you're not one of us
There's safety in numbers
When you learn to divide
How can we be in
If there is no outside
All shades of opinion
Feed an open mind
But your values are twisted
Let us help you unwind
You may look like we do
Talk like we do
-But you know how it is
You're not one of us
Not one of us
No you're not one of us
In a stranger's tear
Looks are deceptive
But distinctions are clear
A foreign body
And a foreign mind
Never welcome
In the land of the blind
You may look like we do
Talk like we do
But you know how it is
You're not one of us
Not one of us
No you're not one of us
Not one of us
Not one of us
No you're not one of us
There's safety in numbers
When you learn to divide
How can we be in
If there is no outside
All shades of opinion
Feed an open mind
But your values are twisted
Let us help you unwind
You may look like we do
Talk like we do
-But you know how it is
You're not one of us
Not one of us
No you're not one of us
L’insulto del Porcellum
e il voto utile
La speranza di sopraffare sembra vincerla ancora sulla
grande opportunità di dirsi qualche verità, come appunto questa: che è la
contrapposizione a produrre lo stallo del sistema, e la sua progressiva
disgregazione.
La quale disgregazione, evidentemente, non è ancora giunta,
agli occhi della maggioranza degli italiani, a un livello intollerabile. Temo
di non potere aderire all’ottimismo della maggioranza. La quale maggioranza
voterà in modo da riprodurre il consueto esito della contrapposizione: una
maggioranza fragile.
C’è chi lo chiama un effetto intrinseco al bipolarismo.
Posso concedere che sia un effetto del bipolarismo all’italiota, che è
supportato da una legge elettorale pasticciata e incoerente, che sembra fatta
apposta per far proliferare ciò che si proponeva di limitare (es. il numero dei
partiti) e che sembra fatta apposta per produrre il difetto che si proponeva di
sradicare (l’ingovernabilità). Giudicare il bipolarismo attraverso un tale provvedimento,
sarebbe come voler giudicare il cristianesimo attraverso la pedofilia di taluni
vescovi.
C’è dunque qualcosa di perverso nella determinazione di
tutti gli attuali partiti a non modificare questa legge. C’è in primo luogo, la
determinazione a NON volere un sistema bipolare chiaro e semplice. In secondo
luogo, e di conseguenza, c’è la determinazione a volere un sistema incoerente.
In terzo luogo, c’è la determinazione a rischiare l’insulto persino del proprio
elettorato piuttosto che approvare una legge che possa, dico possa, oggi, dico
oggi, svantaggiarmi nei confronti degli altri partiti. Un occhio ai sondaggi,
un occhio al progetto di legge. Siamo andati avanti così per quindici mesi
quindici, Napolitano sollecitante.
Una buona ragione che i partiti avevano per non modificare
la legge elettorale è che sapevano che in campagna elettorale avrebbero potuto
agitare l’argomento del voto utile, per convincere i loro fanssssss disgustati
a turarsi il naso (copyright Montanelli Indro) e continuare a votare nello
stesso modo di prima, e per dissuaderli di votare qualcun altro, in particolare
le nuove formazioni che tentano di rappresentare appunto questa ricerca di
alternative.
È quello che sta succedendo: gli italiani si stanno facendo
convincere che il voto utile è quello dato ai soliti partitacci, come i
sondaggi dicono. Ma come come come? Non erano fino a poche settimane fa,
proprio i partitacci e i loro immarcescibili leaderssssss le cause del disastro
(che noi chiamiamo declino)? L’unica utilità che vedo a questo voto è per i
partitacci.
Ma quello che mi intristisce di più è considerare che chi si fa
sedurre dal ricatto del voto utile sta anche rinunciando a sperare che, grazie
alle scelte individuali, ci sono alternative. Questo è il declino di una
civiltà. Io sto con FARE appunto per fermarlo, sto declino.
Non ce lo meritiamo. Ci meritiamo piuttosto di primeggiare nel mondo.
No, a quanto pare invece ci meritiamo di essere un paese mediocre e allo sfascio, a quanto pare agli italiani piace questa condizione, visti - appunto - i sondaggi. (l'intervallo musicale ci voleva, per alleggerire la lettura hihihi).
RispondiEliminaE la poca visibilità dei cosiddetti partiti minori è imbarazzante e preoccupante: in tv si vedono solo i grandi partiti.